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Luca: il realismo mostruoso

“La paura è lecita, ma aspettiamo” questo è quello che mi dissi alcuni mesi fa dopo aver visto il trailer di Luca, il nuovo lavoro Pixar firmato da Enrico Casarosa.

Il punto è che quando il Cinema ti passa accanto, per raccontare i tuoi luoghi – in questo caso la Liguria -, hai sempre paura che questi vengano stereotipati. Una paura legittimata dal fatto che l’Italia raccontata al di fuori dei confini vive solo di stereotipi. Questa volta però è andata in maniera diversa; la Liguria di Luca vive degli elementi tipici del territorio – dai piatti tipici sino ad arrivare ai pescatori, passando per i vicoletti, il mare, etc. etc. – senza cadere in bieche caricature e qualunquismi. Tralasciando questa lecita [?] paura, le mie aspettative sono state ampiamente coccolate. Sarebbe troppo facile delegare il tutto al classico “un film bello, un film per tutti” – finirei anch’io nello stereotipo del critico cinematografico [anche se critico non sono poiché mantengo un livello alto di igiene personale] – , e quindi proverò una sintetica analisi.

La trama ormai la conoscete tutti: Luca e Alberto sono due mostri marini che decidono di “conquistare” una libertà extra-acquatica provando a vincere la Portorosso Cup – una sorta di triathlon anomalo: nuoto, mangiata di trenette al pesto ed infine corsa in bicicletta – che si svolge nell’omonimo e fittizio paesino ligure. Accompagnati e guidati dell’umana Giulia, Alberto e Luca puntano alla vittoria ed al montepremi per l’acquisto di una Vespa – il sogno italiano, insomma. Non mancheranno i guai per i due preadolescenti ma non vado oltre nel caso in cui qualcuno ancora non l’abbia visto.

Un film Pixar anomalo, probabilmente per la sua disarmante semplicità. Molto diverso dai suoi predecessori, in Luca viene a meno tutto quel sotto – mondo che ha contraddistinto film precedenti, come Inside out e Soul; un sotto – mondo onirico che gioca a fare a pezzettini i trentenni che come me sono cresciuti – per fortuna o purtroppo – con i film Disney. Un mondo che sfiora la dimensione onirica in cui i personaggi venivano spinti e costretti ad una forzata autoanalisi – basti pensare a Soul, quel film mi ha devastato – e con loro anche noi spettatori; in Luca tutti questi processi mancano ci troviamo davanti ad un film lineare – reazione/azione; eroe/traguardo – , Luca ha come unico scopo quello di raggiungere Genova – che per fortuna mia rimane solo idealizzata e non viene mai mostrata – e basta. Quel mondo onirico che ha reso gli ultimi film Pixar macchine freudiane per noi non-giovani stava comunque diventando insostenibile e di difficile comprensione per il pubblico giovane [davvero] per il quale sono studiati questi prodotti, ecco perché Luca è davvero un film per tutti: grandi e piccini.

In maniera semplice e comprensibile a tutti [tranne ai leghisti ovviamente] viene affrontato lo spinoso tema dell’integrazione sociale, la frase della nonna di Luca colpisce non poco: “è un mostro molti lo accetteranno per quello che è altri invece no”, una frase così semplice in un mondo in cui l’inclusività è diventata una monda , un trend da seguire ad ogni costo – basti pensare alle “regole” proposte dall’Achhhhademy!!!111!!!11 riguardo la presenza di minoranze, disabili, etc. nei film in concorso per gli Oscar – è qualcosa di raro ed importantissimo; una frase che aiuta i giovanissimi a capire cosa davvero voglia dire includere ed inoltre fa riflettere i meno-giovani ormai sommersi da valanghe di inutili immagini e slogan.

Insomma Luca è un film bellissimo, non ho altro da dire.

D.

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