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L’aria stasera è diversa. La senti?

Quella sera stava succedendo qualcosa. Il maestrale le sussurrava parole nuove, l’aria era finalmente trasparente, leggibile e impassibile: esattamente come lo era lei.
Sbattere le ciglia era diventato meno faticoso e i sussurri sembravano farle meno paura. Erano stati giorni difficili per Delia, incalzanti e senza fiato ma la quiete sembrava finalmente arrivata. La sua vita era composta, almeno per il 30%, di apparenza e frasi dette a metà: agli
altri l’arduo compito di interpretare la realtà, i silenzi e gli eterni compromessi a cui aveva dovuto cedere. Perché sprecare fiato per raccontarsi? Delia trovava decisamente più divertenti le deduzioni, spesso inesatte, a cui giungevano i suoi interlocutori.

Ma quella sera era diverso: quella sera Delia era un libro aperto, o almeno così le sembrava, eppure Lorenzo se ne stava lì in punta di piedi attento a non travolgerla. “Tempismo perfetto Lorenzo!”, pensò ironicamente Delia. Quella era la sera giusta, era il momento giusto per non pensare a nulla e mettere in disordine tutte le certezze. Ma Delia aveva tessuto intrecci così fitti e intricati che nessuno sarebbe mai riuscito a scioglierli. “Sei così imprevedibile!”, disse Lorenzo ad alta voce. “Vorrei non esserlo, non sempre. Non adesso. Guardami? Mi vedi?”. Certo che sì, Lorenzo la vedeva eccome ma non nel modo in cui Delia desiderava essere vista. “Io vedo il tuo corpo e, a tratti, riesco a vedere anche quello che c’è dentro ma qualcosa mi dice che questo non sarà mai sufficiente”.
Lorenzo aveva ragione, per Delia non era abbastanza. Si chiedeva come potesse essere possibile che i suoi sentimenti, così puri e intensi, venissero fraintesi e compresi solo in parte. Che proporzioni ha l’amore? Esiste una misura universale? Cosa significa quando i bambini dicono “ti amo tanto così!”? -Così- quanto? Possiamo accordarci e trovare un’unità di misura accettabile per entrambi? Forse sarebbe stato meglio se tutte queste domande Delia le avesse davvero poste a Lorenzo, ma sarebbe stato fin troppo semplice (e poco divertente). “Hai fatto bene a lasciare la finestra socchiusa stasera. L’aria sembra diversa, quasi tangibile”, disse lui. “Allora mi vedi! Mi senti!”. Negli occhi di Lorenzo il vuoto, ancora una volta. Viaggiavano su binari vicinissimi ma non si
incontravano mai: lui così pratico e dinamico e lei così lenta e impaziente.
L’aria era davvero diversa quella sera ma quel -diverso- li allontanava. Non vedevano le stesse cose, non percepivano i cambiamenti allo stesso modo, non attraversavano il tempo con lo stesso spirito. Delia si chiedeva se quell’amore, così poco interpretabile, avesse davvero una chance nella realtà. Quei binari si sarebbero mai incontrati? Loro due si sarebbero mai scontrati?
“Ti sei chiusa di nuovo nel tuo piccolo mondo, e io non posso entrarci perché tu non me lo permetti! Tu non lo permetti mai a nessuno”, sospirò Lorenzo.
Perché doveva essere Delia ad aprire? Perché doveva concedere a Lorenzo la possibilità di scorgere la chiave?
“Se sono destinata a te prima o poi mi rivelerò. Accadrà quando avrai perso la speranza e sarà imprevedibile, travolgente e straordinariamente bello!”.
Lorenzo conosceva quel copione a memoria e sapeva che era il momento di andare via, di lasciarla da sola tra le sue cose.

Delia rimase da sola ad ascoltare il vento: lui le parlava una lingua chiarissima.
Calvino ne “Il Visconte dimezzato” dice che ci sentiamo tutti incompleti. “Tutti realizziamo una parte di noi stessi e non l’altra”.
Quella parte irrealizzata poteva dipendere da Lorenzo? Aveva passato tutta la vita a convincersi che non è negli altri che dobbiamo cercare riparo e interezza. Non è attraverso gli altri che dobbiamo raggiungere la nostra personale totalità. Avrebbe continuato a tenere
Lorenzo ad una distanza di sicurezza e nel frattempo lei si sarebbe goduta il silenzio: in attesa che qualcuno, prima o poi, riuscisse a dare una voce a quell’assenza di rumore.


LA SCONOSCIUTA

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