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Il grande salto di Tirabassi.

Il grande salto [2019] primo lungometraggio firmato da Giorgio Tirabassi – l’esordio da regista risale al 2002 con Non dire gatto, premiato ai David di Donatello come miglior cortometraggio – ed ultima sceneggiatura firmata da Mattia Torre, insieme allo stesso Tirabassi e Daniele Costantini. Il film è disponibile su Netflix ormai da qualche settimana, purtroppo nel 2019 non incassò abbastanza e le spese di produzione rimasero scoperte.

Rufetto [Giorgio Tirabassi] e Nello [Ricky Memphis] sono due ladruncoli in crisi, sempre alla ricerca del colpo giusto “Il grande salto”, come lo chiamano. Un colpo in grado di assicurargli ricchezza, fama e rispetto di tutta la periferia romana.

Rufetto è un padre di famiglia, fresco di scarcerazione vive con moglie e figlio a casa dei suoceri – con i quali ha instaurato un clima da guerra fredda -, sogna di comprare una casa e cerca un equilibrio finanziario nell’unico modo che conosce: rubando. Nello invece è il personaggio meno chiaro dei due, non viene mai giustificata la sua tendenza al furto, forse semplicemente cerca un posto nel mondo e la galassia del micro-crimine gli sembra quella arredata meglio.

Sarà proprio l’incessante ricerca del colpo fortunato a trascinare i due in una serie di colpi fallimentari: dalla rapina con il nano alle poste finita in tragedia, sino ad arrivare al colpo di fulmine – nel vero senso della parola – che farà fallire la missione affidata ai due da un piccolo boss di quartiere.

Dalle poche righe scritte non si direbbe ma Il grande salto è proprio una commedia dai toni grotteschi, cupi, nostalgici. Una commedia delineata da un cinismo degno della Commedia all’italia, d’altronde l’esordio di Tirabassi attore fu proprio con Dino Risi.

Rufetto e Nello guidano molto bene lo spettatore attraverso una serie di episodi – i colpi che i due provano a portare a termine – all’apparenza disarticolati tra loro ma che hanno un solo ed unico scopo: cambiare le proprie vite.

I due riusciranno a svoltare per davvero, una svolta che solo penna caustica di Torre poteva architettare, un miracolo a rovescio. Ma non vado oltre per non attirare le ire di chi urla allo spoiler.

Trovo si tratti di un film molto particolare e molto bello – banale scrivere “film bello” me ne rendo conto – ; una storia con molteplici piani di lettura. Il film è uscito nelle sale nel luglio del 2019 ad un mese dalla morte di Torre e a pochi mesi dal primo lockdown che, come tutti sappiamo, ha gettato nel buio i lavoratori dello spettacolo.

Alla luce di questi due elementi considero la cecità che Nello acquisisce – eccolo lo spoiler, è più forte di me, terapia d’urto contro chi urla allo spoiler – nell’ultima parte del film come una sorta di profezia a due facce: senza Torre il cinema italiano brancola e brancolerà ancora per molto nel buio; allo stesso modo attori ed attrici – più in generale tutti i lavoratori dello spettacolo ma l’attore altro non è che un ladro, forse il capo dei ladri – hanno vissuto la stessa oscurità, anche istituzionale, durante il primo lock-down.

Sostanzialmente, anche se non lo si vuole ammettere: in questo paese sei considerato degno di stipendio solo se hai i calli sulle mani, se dimostri quella sofferenza fisica, in caso contrario, al massimo puoi comandare o – se ritieni di avere un minimo di etica – andare a rubare come Rufetto e Nello.

Trovate il film su Netflix ma vi esorto a guardarlo illegalmente, siate ladri anche voi. Baci.

-Daniele.

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