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“Elpìs”: il male dei mali.

“Elpìs”: il male dei mali.

Chissà che forma ha la speranza. Di sicuro è una donna, lo era per i greci e lo è anche nell’immaginario collettivo odierno.

Da Lilith ad Eva, fino ad arrivare a Pandora. Donne create, non generate, dagli uomini. Venute al mondo dalla polvere, da una costola o per vendetta e punizione. Cambia il mito e muta il racconto ma non la sostanza: ribelli per natura e per narrazione, associate a demoni e, con il tempo, diventate simbolo di libertà ed emancipazione.
La mela, il serpente, il legame con il vento, la libidine o un vaso: una simbologia infinita, affascinante e per certi versi ancora oscura. Delle donne sappiamo ciò che ci viene raccontato dagli uomini, e più il tempo passa e più i dettagli si colorano di sfumature nuove.
Mi piace pensare che, a prescindere dalle storie che sono giunte fino a noi, ci sia una parte della loro esistenza rimasta al riparo da occhi indiscreti.


Se è vero che erano donne dallo spirito cattivo, tanto da mangiare una mela e condannare il mondo al male, è altrettanto verosimile ritenere che siano state donne incredibilmente furbe.
E questo mi riporta inevitabilmente ad -Elpìs- ovvero la personificazione dello spirito della speranza per i greci. Un detto romano diceva “Spes ultima dea”, cioè la Speranza è l’ultima dea. L’ultimo gradino di una scala tortuosa, l’ultimo appiglio, l’ultima divinità a cui rivolgersi.
L’ultimo “male” ad uscire dal vaso di Pandora. Si tiene il meglio sempre per la fine, no?

E così ci hanno raccontato che Pandora, donna bellissima ma estremamente curiosa, fu mandata da Zeus sulla terra per punire gli uomini. È un vaso nefasto il simbolo strettamente collegato a lei, un contenitore maledetto stracolmo di disgrazie. Malattia, sofferenza, vecchiaia, dolore, pazzia, vizio e… In fondo, sommersa dai mali che si vedono con gli occhi, c’era -Elpìs-, il male dei mali. Un po’ come il lupo che si traveste da cappuccetto rosso e riesce ad intrufolarsi in casa della nonna: la speranza è esattamente questo. Un male travestito da bene, un continuo andirivieni di attese che lentamente ci divora.

Un’illusione malsana ma impossibile da annientare. Ci hanno raccontato che è sempre al -meglio- che dobbiamo aspirare, ci hanno instillato il virus del desiderio e quando volgiamo lo sguardo al futuro i nostri occhi sono offuscati da quelle maledette seconde chance. E senza nemmeno rendercene conto abbiamo già fallito il tentativo più importante: il primo. Pandora lo sapeva.
Lei era consapevole, abile e astuta. Il più grande di tutti i mali era quello che non aveva ancora liberato. È vero, su questo punto ci sono versioni discordanti: non è certo che sia stata proprio lei a liberare anche la speranza. A me piace pensare che dopo essersi guardata intorno per un po’, dopo aver visto la desolazione e l’oscurità, abbia deciso di donare agli uomini un palliativo.
Una punizione ciclica e infinita, di gran lunga peggiore di quelle che aveva già disperso per il mondo.
In questo immaginario Eva avrebbe mangiato quella mela a prescindere da uno stupido serpente. Trasgredire l’ordine divino non è una cosa che accade esattamente tutti i giorni, Eva non poteva lasciarsi scappare un’occasione del genere.
Lilth, venuta al mondo dalla polvere e data in moglie ad Adamo, pretendeva di avere gli stessi diritti dell’uomo e per questa oltraggiosa pretesa viene associata ad un demone notturno, uno di quelli che uccidono solo i neonati maschi. Le sue caratteristiche femminili sono ridotte a stereotipi che vanno di moda ancora oggi: adulterio, stregoneria e lussuria.
La speranza non ha nulla da insegnarci ma queste tre donne sì: rispettare le regole è importante tanto quanto trasgredirle, la differenza è che la seconda opzione è nettamente più divertente. Poco importa se questo ha comportato ad Eva, Lilith, Pandora, Daniela, Flavia o Maria l’etichetta di “generatrice di tutti i mali”.

-La Sconosciuta-

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