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[Corpi]

Alcuni giorni fa la Consulta si è espressa negativamente a proposito del referendum sull’eutanasia, Da anni ormai si cerca una soluzione concreta. Una vita – qualcosa di irrazionale e non richiesto – viene regolamentata da leggi, eppure questo collegamento tra legge e corpo ci sembra naturale. La scelta della Consulta non ha causato manifestazioni in pazzia o altre proteste, se non quelle sciocche sui social network.

Il caso è speculare a quello del green pass, ovvero l’obbligo amministrativo che si ripercuote su scelte sanitarie. Nel caso del green pass però le manifestazioni ci furono ed ancora oggi si manifesta.

Perchè due casi simili suscitano nella popolazione due reazioni diverse?

La risposta è semplice: l’eutanasia è una questione individuale che la collettività non vuole accollarsi – soprattutto per morale cattolica – ; il vaccino invece è qualcosa di collettivo che nello specifico serve a proteggere il singolo, il processo inverso insomma.

Proviamo ragionionare un secondo.

Sarebbe troppo semplice dire : “Molti protestano per il vaccino perché a nessuno frega nulla del singolo”.
Credo che il vaccino rientri nella categoria delle paure ancestrali. La paura del proprio doppio, della propria copia, dell’imitazione è radicata da sempre – basti pensare alla paura del teatro, per esempio – nella comunità [Cloning terror: The war of images 9/11 to the presented – W. J. T Mitchell] il fatto che il sistema immunitario sia agente di riproduzione ed allo stesso tempo invisibile agli occhi umani – quindi implicitamente al di fuori del proprio controllo – crea ancora più diffidenza.

La mia generazione è cresciuta con il cartone animato “Esplorando il corpo umano” in cui i linfociti – cellule del sistema immunitario – venivano rappresentate come esponenti delle forze dell’ordine, il braccio armato ed invisibile dell’organismo, una metafora della società. Uno stato che ci vive dentro di cui pretendiamo di essere assoluti despoti, solo per paura.

La frase mantra dei no-vax è da sempre “il mio corpo è sano, perché mai dovrei introdurre qualcosa dentro?”
Il secondo elemento che demonizza il vaccino è proprio la componente esterna: “introdurre dentro”, una dinamica che può essere applicata a qualsiasi macro argomento per esempio: i flussi migratori, gli sbarchi, etc.

Un vaccino moderno in grado di imitare – qui ritorna la paura ancestrale – la reazione del virus. Quante volte ci è capitato di sentire la frase “una cellula terrorista”? Provate a prestare attenzione, molto spesso la terminologia bellica viene associata a quella medica, e questo si ripercuote sull’inconscio.

La cosa pazzesca è che la paura di essere controllati attraverso un vaccino viene espressa dal proprio smartphone l’unico oggetto – il meta-medium per eccellenza – grazie al quale siamo davvero controllati. La nostra scatola nera, non a caso tu stai leggendo queste stronzate dal tuo telefono.

Torniamo all’oggetto di questa sconclusionata e delirante riflessione: i nostri corpi. Abbiamo due corpi quindi: quello puro – purezza come concetto fondamentale del ‘900 – ed un secondo corpo morente ma che per incapacità decisionaria di una comunità deve consumarsi in maniera autonoma, possibilmente anche in silenzio.

Due corpi che sembrano diversi ma non lo sono per nientei: in occidente i corpi sono visti come qualcosa di vivo e granitico quando invece sono – dal momento in cui vengono creati – morenti. Copri morti, appunto [Empirisme et subjectivité. Essai sur la nature humaine selon Hume – Deleuze]. Ogni cultura ha alle spalle delle rappresentazioni in grado di attraversare il tempo ed adeguarsi la visione collettiva del presente.

Una malattia congenita “guadagnata sul nascere” viene vista dalla collettività come parte integrate di un corpo, non più agente esterno come nel caso del vaccino, ma elemento naturale. Non abbiamo mai abbandonato la selezione naturale, l’abbiamo semplicemente riadattata ai ritmi del capitalismo “il più forte sopravvive, il più debole muore. Ma non per mano mia”. Non c’è spazio per la scelta del singolo se essa deve essere presa dalla colletività. Il corpo che resiste alla morte è legato all’iconografia cristiano cattolica in cui la figura principale – Gesù Cristo – viene rappresentata in uno stato di sofferenza perpetua. Siamo continuamente bombardati da immagini che remano contro il concetto di eutanasia: dal crocifisso nelle scuole alle raccapriccianti foto stampate sui pacchetti di sigarette.

Siamo davanti a due tipologie di corpi, due richieste differenti: la libertà di far del male e la libertà di farla finita con il male. Due visioni differenti che a livello collettivo suscitano reazioni differenti, probabilmente per i processi spiegati sopra ma anche – e soprattutto – per mancanza di cultura, pensiamo che internet ci abbia donato tutto il sapere del mondo dimenticandoci che – anche a costo di sembrare snob – non tutti hanno le chiavi per interpretare la conoscenza. Ci rifugiamo dietro la libertà di espressione anche – sempre più spesso – quando essa si va a scontrare su altri corpi. Confondiamo continuamente l’espressione con l’oppressione; vogliamo tutti apparire autonomi nel pensiero, schiacciando inevitabilmente il prossimo con ferocia e – come se non bastasse – vogliamo apparire puliti agli occhi della maggioranza, perchè sotto sotto vogliamo tutti farne parte, Questo accade perchè ci esprimiamo senza aver contenuti. Alla fine ci restano solo due corpi e due trattamenti differenti, uno vive e l’altro soccombe; uno svecchiamento della selezione naturale.


Resta da farsi una sola domanda: perchè l’eutanasia nell’immaginario collettivo – non solo giuridico – continua ad essere paragonata all’omicidio?

-Daniele.

Ps: questi articoli sono volutamente privi di immagini.

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