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NOUS – Alice Diop 39TFF/DOC

Conosco da vicino il trasporto locale ferroviario, inutile ribadire il motivo, chi mi conosce lo sa: ovviamente conosco quello italiano e strettamente quello regionale, non quello francese. Eppure guardando Nous di Alice Diop mi pare di intercettare un territorio simile, dove la gente comune si accalca, ognuno con le proprie paturnie, e le storie che si diramano nei vari solchi inesplorati delle stazioni di periferia, in questo caso tra le fermate della RER (metro francese). La giovane regista di origine senegalese, nel dialogo con lo scrittore, dichiara apertamente la sua ardente ossessione per la periferia e per le persone che non possono lasciare una traccia tangibile e visibile.

Il binocolo del cacciatore scorge alle soglie della foresta un cervo diffidente mentre il grosso e oscuro tabù dell’oblio incombe. Una frustrazione sociale ma soprattutto intima, per Alice Diop è anche una questione personale, che la riguarda completamente. Si comprende allora il titolo “Nous”, evocativo di una comprensività larga e nella quale è inclusa insieme alla sua famiglia. Nel film ci sono scorci parentali, infatti i video familiari tracciano il percorso del proprio vissuto, intrecciando la propria famiglia con tutte le altre persone incontrate, si pensi agli anziani seguiti dalla sorella di Alice o ai ragazzini che giocano al parco dove soleva passeggiare il padre.

Nous

Non ci sono più i nichilisti di una volta, ci interessa cosa resterà di noi. Una serie di semplici momenti di vita quotidiana, degni tanto quanto le memorie scritte di Luigi XVI, di essere ricordati e di divenire tracce Re(g)ali. Esistere nel visibile e nello storico, in una democrazia utopica della memoria collettiva, questo il ruolo delle vite e dei volti che la troupe di Diop inquadra pazientemente. Queste le caratteristiche del documentario nell’era del cinema digitale: arrivare a raccontare gli esclusi dal tempo. Inizialmente queste vicende non sembravano essere trattenute nella maglia di un lungometraggio, a primo avviso frammentato, fino a che la regista stessa non è scesa in campo: spiegando, esplicitando (forse anche un po’ troppo) e mostrando alcuni dietro le quinte. Che non diventi maniera questo cinema, queste le nostre speranze.

Alice Diop

C’è ricerca e messa in scena ma non c’è falsificazione, questo è il punto fondamentale che deve entrare in testa ai puristi del “reale” e ai suoi detrattori: l’immagine restituisce ciò che viene inquadrato, può nascondere o mostrare troppo, essere profonda o superficiale, l’immagine è viva ma non è pensante e perciò non mente mai; mentono semmai le intenzioni che le stanno dietro. Tenetelo sempre bene in mente. (Fine gioco di parole)

Mostrare il processo di produzione delle immagini può rompere la magia dello spettatore ma attualizza l’intento di chi sta dietro la macchina da presa. È un atto anti-spettacolare, spesso abusato e che potrebbe interessare a pochi, ma in questo film risulta coraggioso: come se tra la folla mostrassimo il nostro viso e raccontassimo la nostra storia: ci farebbe bene.

E ci farebbe bene anche ascoltare la storia di chi abbiamo accanto.

Perché se no ci sarei solo io, che frequento i treni regionali, mentre in realtà siamo in tanti: Siamo Noi.

Nous – Alice Diop (2021)

TFFDOC 39

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