Vai al contenuto

Vita da…statua.

Vita da Carlo di Carlo Verdone, Nicola Guaglianone e Menotti.

Vita da Carlo all’apparenza una serie leggera ed ironica, nasconde la vita disperata – ripete a più riprese Carlo « ma che vita disperata è la mia? » di un’ icona, di una statua, appunto: Carlo Verdone.

Sembra quasi un talk-show televisivo, ogni puntata una tematica – diritto all’aborto, disagi burocratici, povertà ed occupazione – accompagnata da un cameo – Haber, Calabresi, Morgan, etc. – il filo rosso che collega tutte le puntate rimane quello della sindaco di Roma di Carlo Verdone.

Viviamo nell’epoca del consenso: è di pochi giorni fa la notizia che un noto cantante ha depositato il marchio per una futura candidatura politica ed è proprio di consenso che ci vuole parlare Verdone. Per farci comprendere a fondo il suo punto di vista, Carlo ci porta a spasso per Roma, ormai non più la capitale de La dolce vita, ma una città popolata da personaggi affamati di certezze e sicurezze. Il consenso è quantificato dal seguito e non dalla qualità dei contenuti, questo è il concetto che Verdone vuole far comprendere al proprio pubblico, con sincerità e delicatezza.

Durante i giri per Roma, Carlo cerca di aiutare tutte le figure che incontra, ma viene puntualmente risucchiato dalle richieste assurde dei fan: scambiato anche lui per una delle tante statue che abitano la capitale, viene utilizzato e si presta – in maniera passiva – per i selfie più assurdi, le richieste più impensabili e le continue sollecitazioni a far ridere ad ogni costo; assorbito dalla mentalità del consenso diventa immagine, la giusta forma che permette di giustificare lo sfruttamento.

Quando è a casa le cose non migliorano per la statua Carlo, che si divide tra ex moglie, ex suoceri, figli e Chicco, l’ex fidanzato della figlia; quest’ultimo forse l’unico che si chiede quali siano i bisogni reali di Verdone. Infatti, dopo vari scontri, nasce un rapporto di amicizia sincero tra i due.

Insomma per concludere, siamo davanti ad una serie d’autore – madonna mia cosa ho appena scritto, questa non la cancello così quando tra qualche anno la rileggerò potrò sputarmi in faccia tranquillamente – ; una serie politica – due spunti – che, attraverso il dipinto della città eterna[mente] in rovina, sottolinea come il singolo – l’icona, la macchietta, la caricatura, quel che volete – sia destinato ad una solitudine rumorosa e vuota, tenuta insieme da un delicato e fragile consenso.

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: