Vendetta: Lotta nell’antimafia. Post-Verità.
Siamo nudi davanti ad uno dei fallimenti più emblematici del nostro tempo, davanti a noi abbiamo una sola ed unisca scelta, l’ammissione: la visione dicotomica bene/male ha fallito.
Costretti da retaggi culturali – ed anche religiosi – a dividere il mondo ed i suoi abitanti in buoni e cattivi, stiamo vivendo un cortocircuito. L’epoca della post-verità ha messo a nudo la nostra limitata capacità di giudizio, andiamo per gradi.
Che cos’è la post-verità?
Questo termine – concetto, chiamatelo come volete – dopo la vittoria di Trump si è fatto sempre più presente nei salotti televisivi, possiamo dire – per riassumere la vastità dell’argomento – che con il termine post-verità intendiamo tutti quei meccanismi comunicativi che tendono a creare un punto di vista – e quindi una verità – fondata sullo slancio emotivo degli spettatori.
Un sistema di comunicazione che non si basa sulla veridicità dei fatti, ma si pone come unico scopo quello di formare un proprio pubblico basandosi solo su pulsioni emotive. Lo scopo non è più quindi – se mai lo è stato – quello di informare ma di creare uno stato di infoiamento, non più sessuale, ma comunicativo. Lo spettatore è incarognito davanti ad un pc o televisione; allo spettatore non frega nulla di sapere – conoscere – vuole solo sbraitare.
Ovviamente quello che ho scritto qui sopra è solo un mio punto di vista, non c’è – e non vuole esserci – nessuna citazione alta, si tratta semplicemente di una mia personale opinione.
Veniamo al dunque, questi meccanismi funzionano benissimo in paesi con un livello basso di alfabetizzazione, U. S. A ed Italia sono perfetti.
Sfogliando il catalogo Netflix ho trovato un documentario dal titolo « Vendetta: guerra nell’antimafia »; una docu-serie che racconta il processo di Maniaci e Saguto.
Pino Maniaci istrionico giornalista di Telejato [emittente televisiva siciliana] da sempre icona popolare dell’antimafia, denuncia attraverso i suoi servizi il giudice Saguto, sopranominata la regina di Palermo. Maniaci denuncia i presunti abusi di potere e favoritivi che Saguto applica. A sua volta Maniaci viene denunciato per « estorsione di stampo mafioso » dal sindaco di Partinico.
La docu-serie sviluppa la narrazione sui due processi, rappresentati dalle due figure Maniaci e Saguto, considerate da sempre simboli dell’antimafia. La narrazione si fa complessa e confusionaria, fatta di ripicche e minacce a distanza tra i due protagonisti; « hai organizzato tutto per incastrarmi » grida Maniaci rivolgendosi a Saguto; « hai estorto soldi come i mafiosi » grida Saguto a Manici e così via, per otto lunghe, e confuse, puntate.

Il punto di forza di questi prodotti sta nel montaggio dinamico, un racconto giudiziario che – parlo da profano eh! – dovrebbe essere lungo e noioso viene scandito in modo avvincente; il tempo passa veloce tra una dronata su Palermo e gli insulti dei due protagonisti.
Ad un certo punto mi sono reso conto che non mi fregava più nulla della verità; poco mi importava di sapere se Maniaci avesse estorto soldi ai sindaci locali come un qualsiasi mafioso o se Saguto avesse fatto pressioni per far laureare il figlio, a me – spettatore medio – di tutto questo non fregava più un emerito cazzo. Volevo solo che continuassero ad urlare contro, che i droni continuassero a volare con dinamismo su una città deturpata dalla post-verità appunto.
Razionalmente, a sangue freddo, mi sono chiesto cosa potesse lasciare un prodotto simile. Otto puntate, da quaranta minuti circa, che cosa mi lasciano?
Nulla.
Nulla di nulla, che si parlasse o meno di mafia o antimafia a me, già dalla seconda puntata non fregava nulla.
Parliamoci chiaro, si tratta di due personaggi oscuri, poco chiari nelle loro azioni ed intenzioni. Spinti da un ego smisurato e non da filantropia; l’antimafia è una palude oscura al cittadino medio e deve – per forze maggiori – rimanere oscura al cittadino.
Torniamo alla post-verità, il punto centrale di questo delirio; « Vendetta: lotta nell’antimafia » è l’esempio perfetto per spiegare un concetto così vasto. La verità necessita di un lavoro scrupoloso che ha come unico metodo la ricerca di fonti certe, veritiere. Oggi per comunicare tutto questo non serve più, poichè non vende più. Un concetto tanto semplice quanto disarmante; la verità è noiosa e soprattutto – molto probabilmente – nemmeno esiste.
A cosa serve informare oggi come oggi? Chi ha bisogno di fonti certe se tutti crediamo di essere fonti certe? Ognuno si crea la propria gabbia di fake-news, grida e verità personali.
I prodotti vanno venduti e oggi per vendere un prodotto informativo bisogna far credere allo spettatore che il prodotto in vendita sia formativo, ovvero che sia in grado di far diventare lo spettatore padrone dell’argomento qualunque esso sia: medicina, geopolitica, etc.
La post-verità ha portato ad un appiattimento delle competenze. L’importante è dire, non più saper dire.
Comunque « Vendetta » guardatelo, guardare è sempre un bene.
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