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A Chiara – Jonas Carpignano

“Non puoi capire” Madre

“perché non posso capire?” Chiara

Jonas Carpignano torna a Gioia Tauro e chiude (?) il suo trittico dopo “Mediterranea” e “A Ciambra”. L’italo-statunitense è il trasformatore del cinema del reale e dimostra (ancora una volta) di sapersi fermare su un soggetto senza solamente abbozzarlo, di farlo vivere e respirare soprattutto nei primi piani stupendi (ce lo permettiamo). Carpignano e collaboratori riescono nell’intento di spogliare totalmente il film/possiamo leggerlo anche come cinema italiano/ dalla nostalgia dei tempi passati ed essere coerentemente contemporaneo, senza risultare fastidiosamente sociologico, posticcio o fuori luogo. Si inserisce invece in maniera naturale nel flusso della modernità, soprattutto giovanile, e la colonna sonora che presenta sfera ebbasta, tha supreme, madame, marracash, ghali, salmo e altri, è perfettamente centrata nel mood del film e soprattutto della protagonista: Chiara.

Chiara ha 15 anni e vive a Gioia Tauro, Chiara è una ragazza come tutte le altre, va in palestra a correre sul tapis roulant ed esce con le amiche. Chiara ha i capelli corvini e dei bellissimi occhi scuri. Riusciranno quegli occhi a guardare l’abisso che sta per esploderle accanto? (e dentro)

In quegli occhi alle parole “sei ancora una bambina” c’è molto più dolore di quello che cerca di dissimulare alla festa dei diciotto anni. Ora sei Grande, ora sei matura? “Non puoi capire, non sei abbastanza grande” le dicevano riguardo alla latitanza e al lavoro del padre (spacciatore affiliato alla ‘ndrangheta di medio basso livello). Parenti e amici omertosi per cultura e per omissione di coscienza, perché non solo è la normalità ma perché quella realtà costruita sulla famiglia è tutto quello che si ha spesso.

Chiara non ci sta, Chiara sceglie, Chiara vuole capire mentre tutti stanno in silenzio. Chiara fa sentire la sua voce e il suo forte accento calabro, Chiara piange a singhiozzi rotti, Chiara fuma per sentirsi grande.

Chiara scappa e vorrebbe ritornare.

Chiara è costretta a cambiare vita e corre verso il punto di fuga dell’inquadratura e si sfoca confondendosi con le luci, col peso di quello specchio buio, dietro il quale c’è il passato che non è passato e che non passa mai. C’è la famiglia, fondamento della nostra cultura e della cultura mafiosa.

In sottofondo “Voce” di Madame

“Dove sei finita amore? Come non ci sei più? E ti dico che mi manchi, se vuoi ti dico cosa mi manca. Adesso che non ci sono più, adesso che ridono di me. Adesso che non ci sei più, non so se ti ricordi di me, quanto è bello abbracciarti per sentirti un po’ a casa”

E allora brindiamo Chiara alla tua maturità e al tuo futuro incerto.

A Chiara

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