Blackout love. Bello il trailer.
Blackout love diretto da Francesca Marino, disponibile su Prime Video Italia.
Va bene avrei potuto tranquillamente scrivere “il film è godibile e leggero, nessun problema. Ottimo per una serata estiva.” e tralasciare tutto ed invece no, Blackout love mi fa arrabbiare perché l’idea che sta alla base del film – tralasciando il fatto che ormai sia trita e ritrita – è davvero buona.
Come in qualsiasi pagella delle scuole elementari e/o medie viene da dire: il film ha del potenziale ma non si applica.
Per rendere il tutto più pubblicabile le regole massoniche non scritte dei critici mi obbligano a fare un breve riassunto della trama.
[piccola parentesi: cazzo ve ne frega della trama e dei trailer? Andate a vedere un film e basta, se prima leggete una recensione senza trama non vi succede nulla eh!]
Valeria [Anna Foglietta] ha 39 anni ed una vita con un solo fantasma – fortunata lei – , insegna educazione fisica in una scuola superiore. Insomma, conduce una vita normale, vive la giornata con leggerezza ed evita i progetti a lungo termine. Marco [Alessandro Tedeschi] il suo fantasma, si intrufola in casa di Valeria dopo un grave incidente, poichè crede ancora di convivere con lei. I medici per evitare un drammatico shock di dimensioni bibliche suggeriscono a Valeria di riprendersi in casa Marco – come 5 anni prima – simulando la relazione, nella speranza che la memoria del giovane torni aggiornata. [si, non sono in grado di riassumere. L’ho scritto pure sopra.]
Tutto precipita in questo film, la trama corre ad una velocità tale da far passare Valeria come un personaggio passivo, quando invece viene presentato da subito come l’emblema della risolutezza – si dice? lo spero perchè non ho intenzione di rileggere ciò che scrivo – Marino corre, vuole subito chiudere i sue due personaggi tra le pareti amare di una casa ormai aliena. Dopo soli 10 minuti di film i due tornano a convivere ed iniziano le prime, puerili, vendette di Valeria. La protagonista ha come unico scopo quello di rovinare la vita a Marco, vuole lasciarlo con un post-it, riservandogli lo stesso trattamento subito 5 anni prima.
Si tratta di uno di quei film con il pilota automatico; una di quelle pellicole che quando guardi con amici interrompi ogni due secondi per dire: “ora fa questo/ora quello/ vedrai che è così” – pratica odiosa che adotto sempre, per disseminare disprezzo – e finisce sempre che “spoileri” la trama senza nemmeno conoscerla. Dopo i primi 15 minuti di film pare chiaro che Valeria si innamora nuovamente di Marco ed infatti così accade, il resto non lo racconto.
Come ho scritto qualche riga fa l’idea di base è bella, memoria ed amore sono temi che viaggiano sulla stessa linea e lavorandoci bene può uscire un buon film. Badate bene, memoria e amore sono due temi largamente sviscerati nella storia del cinema, per esempio da Gondry e Kaufman in Eternal sunshine of the spotless mind, un film che si avvale di una narrazione frammentata – composta da wild flashback – , portando l’analisi del rapporto tra amore e memoria su un piano avveniristico – si spera, per noi Eternal malinconici – affrontando il tema della cancellazione della memoria.

Non divaghiamo e torniamo al film di Marino, la ricostruzione della memoria e la simulazione del ritorno di fiamma – tra i due ex amanti – vengono giustificati con un semplicissimo e comodo trauma cranico, niente componente distopica, il pretesto è ottimo quindi viene a mancare però uno sviluppo profondo dei personaggi poichèspesso i loro comportamenti, e le loro reazioni, risultano incomprensibili. Noi spettatori veniamo catapultati in dinamiche a noi sconosciute e rimangono tali per tutta la durata del film poiché i personaggi non sono stati scritti bene. Quest’ultimo è il punto fondamentale per parlare di memoria è necessario sviluppare personaggi interi, scriverli bene insomma; rimangono personaggi superficiali. Il paradosso sta nel fatto che Silvia [Barbara Chichiarelli], un personaggio secondario amica di Valeria, ha un carattere molto più sviluppato rispetto ai due protagonisti. Ogni frase e azione di Silvia viene giustificata da una psicologia largamente esposta a noi spettatori.
Valeria è un personaggio superficiale che vive solo di vendetta, nonostante questo Foglietta tiene in piedi perfettamente il personaggio – non solo il suo personaggio, ma tutto il film – e lo arricchisce attraverso doti attoriali sopra la media. Insomma il film è suo e basta.

Un dramma psicologico poco curato anche a livello visivo, la luce cambia senza che il contesto lo richieda, si passa da livello “telenovela brasiliana” – tutto marrone scuro – sino ad arrivare al livello micidiale che io chiamo “accendo il telefono la domenica mattina in hangover dentro una stanza buia”. Niente vie di mezzo.
Con un buon lavoro di scrittura sarebbe potuto venir fuori un buon film ed invece risulta solo “godibile/estivo/leggero” ed altre cose che non vogliono dire nulla, sembra semplicemente un trailer molto lungo.
Disponibile su PrimeVideo, ma tanto a maggio ve lo beccate su Rai1, sono pronto a scommetterci
Ciao. Continuate a seguirci anche se siamo fermi.
-Daniele.
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