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Inside – Bo Burnham

Film ombelicale sul narcisistico disfacimento del protagonista l’(ex) comico Bo Burnham e della sua crisi dei trent’anni passati in lockdown. In questo one man show a distanza di schermo, Burnham cela nel ruolo del “creator” di nuova generazione (youTuber, streamer, influencer ecc…) l’insicurezza psicologica fagocitata dall’isolamento.

Lo speciale senza presunta data di scadenza nasconde dietro le sovrastrutture creative: i giochi di luce, gli effetti visivi e in generale la così detta messa in scena, inquadrata nel suo costruirsi in un fai da te caotico ma raffinato, la dimensione fragile di un soggetto in crisi che crea ambienti virtuali nei quali sfogare l’insofferenza post-post moderna. Dal montaggio cesareo ma attento e internautico Burnham sviluppa un lungo vlog-musical accidentato da canzoni leggere, sarcastiche e (auto)ironiche, ma con risvolti, soprattutto nel finale, più intimi e volti a scavare il fondo psicotico dell’apatia. Esibizioni quindi preposte a colmare il vuoto della stanza, del pubblico, della solitudine nella distanza incomunicabile, un vuoto occupato digitalmente con un atto di posterità, il caricamento post-datato di un diario stramboide.

L’artista si presenta a metà tra il trasandato alla “grande lebowski” e il mistico, dove i suoi occhi cerulei e i capelli fino al collo ingannano una fisiognomica da cristo divistico. In questa spirale di fuga dalla noia Bo Burnham ricorre a varie trucchi dalla fascinosa efficacia visiva e apre la porta chiusa della sua stanza, irradiandosi d’immenso, per riappropriarsi di uno spazio, condiviso ma principalmente suo, che è frutto di un malessere interno, in cui lo sguardo in macchina è uno sguardo fisso proiettato alla parete.

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