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I predatori

I predatori opera prima di Castellitto Pietro nasce sotto l’egida di Fandango – in questi anni in prima linea per la creazione di una nuova commedia all’italiana – ma procediamo con ordine. Sarei stupido se non vi confessassi che anch’io sono cascato nel trappolone del pregiudizio ed in questo caso nel più classico dei pregiudizi: “ahhhh ha fatto il film coi soldi ed il cognome del papà” ma d’altronde quale essere umano non possiede pregiudizi? [Diffidate sempre da chi sostiene di non averne].
Per fortuna mi sono ricreduto, ritrovandomi davanti ad un film molto bello e a tratti complesso. Ho riso, come sarebbe giusto fare con le commedie, ma non ero più abituato. Quanti di voi hanno riso negli ultimi tempi davanti ad una commedia italia?

Al centro del complesso gomitolo narrativo ci sono tre famiglie romane destinate a scontrarsi “animate da un generico quanto autentico fascismo” – cito Contessa per non uscire dal raccordo – ; Castellitto fotografa perfettamente ciò che accade oggi in questo paese ormai diviso tra due fascismi. Un fascismo più classico, che ha come riferimento tutta l’iconografia del ventennio ed un altro tipo di fascismo – appartenente alla borghesia – che ha come unico credo la strafottenza con sfumature di ipocrisia. Le famiglie di Castellitto sono vere e proprie associazioni a delinquere da fuori sembrano generare uno stato di benessere sociale ed interiore. L’illusione del benessere muove i protagonisti.

Una narrazione complessa appunto, ogni filo di questo gomitolo porta a situazioni e climax diversi. Dialoghi fitti e veloci veicolano lo spettatore nella mentalità dei protagonisti sempre sull’orlo di un’esplosione.

I movimenti di macchina che non appartengo ad un neofita. La scena iniziale è fantastica, un long take apre il film: la mdp si muove in maniera geometrica, ferma la sua corsa frenetica quando incontra – improvvisamente – il volto di Marchioni [il nome del suo personaggio rimarrà ignoto]; appare come se fosse stato portato da una folata di vento, e proprio come il vento porterà scompiglio nella quiete borghese. I movimenti di macchina rendono perfettamente l’idea del vento., della casualità apparente.

Il registro che domina il film è quello del grottesco, lo stesso che ha reso popolare la commedia all’italiana. Lo stesso registro grottesco di Monicelli ma non lontano da quello cinico di Maresco.

Mi piace pensare che Fandango si stia pian piano dedicando alla creazione di un nuovo linguaggio che aiuti a far ridere lo spettatore senza far petare o ruttare gli attori, non a caso questa piccola “rivoluzione” di Fandango – mi perdonerà no i rivoluzionari – ha avuto inizio con Arance e martello di Bianchi.

Consiglio I predatori perché tutti – chi più chi meno – abbiamo sognato di spaccare tutto durante un qualsiasi pranzo famigliare.

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