Il filo nascosto – analisi del film – sequenza 1(Proposta di Matrimonio)
“Phantom thread” diretto da Paul Thomas Anderson è quanto di più raffinato si è visto negli ultimi anni in materia di regia. Il virtuosismo così imponente ma così leggiadro nei movimenti di macchina e degli attori, nel drappeggio dei tessuti, nella densità della luce e dei colori, rende questo film sul piano formale un vezzo di ricerca di perfezione.
Ricerca di sofisticatezza sul piano formale che aderisce anche all’equilibrio fragile della narrazione, soprattutto e in primo luogo nella relazione tra i protagonisti.
Sarebbe necessario, e ne varrebbe la pena, soffermarsi su ogni singola sequenza di questo film per affrontare l’intreccio di circostanze narrative e formali che si sviluppa con minuzia sartoriale (ci giochiamo così il rimando al film stesso così da non doverlo più utilizzare successivamente), dipanando tra i nodi del conflitto questa relazione filmica e amorosa. Ci limiteremo ad analizzare solo alcune di queste sequenze non in ordine cronologico. Quelle per le quali durante la mia personale doppia visione in sala si sono disvelati maggiormente questi elementi.
Sequenza della Proposta di Matrimonio:
Si parte con un totale che mette in scena: in secondo piano la stanza, con il vestito da sposa su un lato e il divano su cui dorme tutta coperta Alma dall’altro, mentre in primo piano sfocate abbiamo due sedie. La cinepresa è posizionata poco più in alto del pavimento componendo questi due piani, uno dove avverrà l’azione e l’interazione dei personaggi (il secondo) e il primo sfocato a incorniciarlo. In quest’ultimo il sotto del tavolo funge da doppio soffitto a ricreare un’iniziale oppressione sia visiva che narrativa: per farla in breve nella prima parte la nostra Alma, interpretata da Vicky Krieps, è schiacciata dall’ego dell’amante, Daniel Day Lewis nel ruolo del maniacale sarto Woodcock. Un’oppressione che è data anche dallo sbilanciamento dell’inquadratura per via dell’ingombrante presenza del vestito da sposa (bianco su sfondo bianco), che raffigura sia l’imminente proposta di matrimonio da parte di lui, un presagio quasi ostile di imposizione sociale, sia il mestiere ed il lavoro insegnatogli dalla madre, ciò che lo identifica, il suo legame morboso con il materno: il suo interesse ossessivo, la sua vita prima di Alma. Il vestito è sia il mezzo che l’ostacolo, una sineddoche del passato e dell’imminente futuro.
La macchina da presa si muove seguendo il personaggio di Reynolds che entra nella stanza andando a posizionarsi sul divano ai piedi di Alma, la cinepresa avanza lentamente quasi impercettibile e supera il tavolo con le sedie liberandosi del primo ingombro visivo. Continua ad avanzare piano piano stringendo sempre di più sull’azione, che vede Alma al centro dell’inquadratura appena svegliatasi che separa Reynolds dal vestito da sposa: il suo passato, il suo lavoro presente e il loro possibile futuro. Ma nel dualismo tra uomo e Tradizione familiare ora c’è un’impostora.
Nella prima parte del film viene descritta principalmente la figura di Reynolds Woodcock presentato come un affascinante burbero eccentrico che rende ancillari tutte le donne con cui ha a che fare, ad eccezione della sorella; anche Alma è avvolta da questo vortice ammaliante, vittima e preda dell’eleganza di una personalità puntigliosa ed irritabile che si dimostra debole e sensibile solo nel malessere fisico.
Ma in questo piano sequenza, in questo lento movimento di camera, c’è la svolta per il personaggio di Alma che da ancillare, da succube, da una delle tante, diviene protagonista della storia a tutti gli effetti. Il cambio non è repentino, la goffa cameriera diviene gradualmente sempre più principio attivo indipendente nei riguardi degli sbalzi d’umore del padrone, a difesa del proprio modo di amare, un amore dal sapore velenoso ma che è anche l’antidoto per l’insaziabile amante. Ora l’ammaliato è Woodcock, poiché impotente, il potere passa a lei, e più si stringe l’inquadratura più inesorabile si fa questa presa di coscienza; essa è sublimata dal silenzio tentennante alla richiesta di Reynolds. Lei è finalmente al centro, il vestito da sposa è ormai fuoricampo, estromesso dal contenzioso, è sfilato via, lei è ora anche il suo centro, la sua nuova ossessione, il suo patologico affettivo bisogno di vita.
Non si tratta di un banale matrimonio, un coronamento idilliaco dell’amore, si tratta di affrontare la sofferenza e le divergenze, di iniziare per davvero la relazione, scontrarsi, mettersi a nudo nelle fragilità, farsi rispettare, af-fidarsi: riequilibrare i ruoli.
C’è poi una totale delicatezza nei movimenti (mdp, corpi, mani), nella luce, nei colori che fa il paio alla tenerezza delle parole che armonicamente formano una sincera dichiarazione d’amore. Un bagliore emotivo, così come la bellezza del mattino che spunta dalla finestra ad irradiare la semplicità di una donna appena sveglia e priva di orpelli. Tutti questi elementi formali aderiscono e descrivono l’andamento del rapporto di coppia tra i due protagonisti fino a quel momento, fatto soprattutto di sguardi e nel quale nessun dettaglio è fuori posto.

La prima parte di perfezione “Il filo nascosto” l’ha cercata in questa immagine in movimento, quale sarà la prossima?
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