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Il fischio al naso. La cultura dello scarto.

Il fischio al naso (1967) di Ugo Tognazzi

Interpreti e personaggi: Ugo Tognazzi (Giuseppe Inzerna), Olga Villi (Anita, sua moglie), Alicia Brandet (Gloria, sua figlia), Franca Bettoja (Giovanna, amante di Giuseppe), Tina Louise (dott. Immer Meher), Gigi Ballista (il dott. Claretta), Marco Ferreri (il dott. Salamoia), Riccardo Garrone (il barbiere), Alessandro Quasimodo (Roberto Forges), Gildo Tognazzi (Gerolamo Inzerna, padre di Giuseppe).

Sceneggiatura: Giulio Scarnicci, Renzo Tarabusi, Alfredo Pigna, Ugo Tognazzi

Fotografia (Panoramico, Eastmancolor): Enzo Serafin

Scenografia: Giancarlo Bartolini Salimbeni

Musica: Teo Usuelli

Montaggio: Eraldo Da Roma

Produzione: Alfonso Sansone, Enrico Chroscicki per Sancro International (Roma)

Distribuzione: Cineriz

Giuseppe Inzerna è un industriale sulla cresta dell’onda, produce principalmente indumenti di carta. Inzerna inizia ad emettere un fastidiosissimo fischio con il naso, sotto la costante pressione della moglie decide di ricoverarsi presso la Salus Bank per una serie di controlli; questi si riveleranno infiniti sino alla tragica conclusione.

Tognazzi a sei anni di distanza da Il mantenuto ritorna dietro la macchina da presa con Il fischio al naso, definito Kafkiano dalla critica d’allora, aggettivo calzante; Il fischio al naso è una pellicola molto complessa, rappresenta l’apice del personaggio di Tognazzi come regista, attore e corpo.

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Corpo drammatico e comico. Corpo autoritario ed erotico – da ‘Il Federale‘ a ‘L’immorale‘, per ricordare alcune pellicole. In questo film il corpo è un accessorio al pari di uno dei tanti ed inutili oggetti protagonisti della pellicola. Ricky Tognazzi dichiara che tutti gli oggetti presenti nel film furono acquistati da Ugo durante un viaggio negli Stati Uniti – oggetti quindi non conosciuti in Italia – usati come pennelli per dipinge un quadro dalle tonalità ipertecnologiche e grottesche, un film insomma che sembra alludere ad un futuro non troppo lontano.

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La Salus Bank è la riproduzione della società capitalistica borghese, una catena di [s]montaggio che ha come unico scopo quello di produrre problemi per poter rivendere soluzioni: concetto alla base del consumismo. Inzernia diventa un piccolo pezzo di questa catena, un corpo difettoso in contatto con altri corpi difettosi immersi – tutti – in un mare di oggetti inutili, ed ecco che, come recita uno dei cartelli presenti nella clinica: “Non si muore che in un momento di distrazione”. Morte e vita sono elementi naturali del processo della catena del consumo. La vita del povero Inzerna è scandita da un’affettività basata sulla menzogna e sul tradimento; amore quindi come scarto di lavorazione della catena di montaggio, totalmente incomprensibile all’essere umano moderno.

 

 

Un film complesso; un perfetto e feroce dipinto della mentalità borghese, lontano e più crudele dell’iconico “Signori e Signore” di Pietro Germi [adoro anche questo film]. Il Fischio al naso è uno dei film più belli del cinema italiano.

Vidi per la prima volta questo film quando avevo 15 anni su rete 4 – in uno di quei terribili pomeriggi passati davanti alla Tv anziché sui libri – principalmente mi rimase impressa la colonna sonora. Due anni fa ritrovai questo film solo soletto sugli scaffali di Feltrinelli e lo comprai. Fate anche voi come me, investite 5 euro per questo bellissimo film.

 

Daniele Parisi

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