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Domani è un altro giorno / Genesi di una scelta

Negli ultimi giorni nelle piazze virtuali e nei salottini televisivi si è parlato molto di legittima difesa. Una questione spinosa che fa emergere l’incompetenza umana; la voglia ancestrale dell’essere umano di esorcizzare la propria morte imponendola ad altri.

Badate bene sto parlando di morte violenta, di spari in faccia per difendere il proprio inutile orticello.

Al sottoscritto la questione fa abbastanza paura poiché, armare un popolo minorenne, incapace di coniugare verbi e di vaccinare i propri figli, è da stronzi più che da stupidi. Ma arriviamo al nocciolo della questione: c’è morte e morte. Quella naturale è la mia preferita, ed anche la più logica, ma non è sempre facile morire in tranquillità e Simone Spada – insieme a Marco Giallini e Valerio Mastandrea – prova a spiegarcelo.

Giuliano [Marco Giallini] attore teatrale, rifiuta il contatto sociale limitandosi a rapporti vuoti senza impegni, rifiuta anche le cure mediche e decide di lasciare largo spazio alle sue metastasi. Tommaso [Valerio Mastandrea] uomo mite, che di teatrale ha ben poco, schiavizzato dal carismatico Giuliano; un moderno Virgilio. Tommaso parte dal Canada, raggiunge Roma ed il suo amico Giuliano per quattro giorni, l’intento iniziale è quello di provare a far cambiare idea all’amico.

Le cosa cambiano pian piano – cambiare l’incomprensibile è impossibile – i due si muovono nella capitale alla ricerca di padroni in grado di prendersi cura di Pato, il cane di Giuliano. Proprio Pato sarà inizialmente l’unica preoccupazione di Giuliano.

Tommaso e Giuliano vagano in questo limbo, l’attesa della ripartenza di Tommaso scandisce il tempo tra feste private, rapporti negati sino all’ultimo e siparietti comici, come per esempio la scelta della bara da parte del futuro morto. I due amici ripercorrono i luoghi della loro memoria privata accompagnati dal mite e stupendo Pato unica vittima della scelta. Il tempo passa e Tommaso capisce che far cambiare idea all’amico è impossibile poiché il dolore altrui è spesso incomprensibile, ed inoltre è impossibile prendersi cura dell’incurabile.

Spada smonta la retorica del tempo composta da tutte quelle paroline stupide e ritualizzate pronunciate dopo una morte. La più famosa ed inflazionata: “il tempo lenisce il dolore”, non è vero nulla come lo stesso Giuliano esplicita: “non aver fretta di soffrire, sei giovane, la vita ha riservato anche a te una porzione di dolore”. Il tempo non guarisce nulla, mette fuori fuoco i ricordi, ti fa perdere i dettagli e i contorni dei visi altrui ma non lenisce il dolore.

L’epilogo è pilotato, Giuliano rifiuterà le cure e concilierà il suo sonno finale con pastiglie miracolose.

Ritorna sul grande schermo uno dei temi dimenticati dalla politica italiana: l’eutanasia legale.

Uno Stato “giusto” dovrebbe permettere ai propri cittadini una morte dignitosa, ad oggi permette solo la difesa dei propri beni, legalizzando la morte di un presunto nemico provvisorio. Uno Stato che non permette la fine del proprio organismo anarchico e cinico è uno Stato sbagliato ed egoista.

Guardiamo il film di Spada, lasciamo la retorica a casa e confrontiamoci con le scelte altrui, molto spesso incomprensibili e illegali.

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