Risi: lo psichiatra mancato.
L’alternativa della pazzia.
“La paura di vedersi scivolare la faccia, non è altro che la paura di perdere la propria identità”.
Così parla Fabio Stolz in Anima Persa, film del 1977, che dà a Risi la possibilità di indagare la follia da mancato psichiatra ma anche da regista che ha sempre amato i suoi personaggi senza giudicarli.
Tino, si trasferisce a Venezia, ospitato dagli zii per frequentare la scuola d’arte
Fin dall’inizio, si accorge che in quella casa decadente e barocca, la stranezza la fa da padrona e dopo diversi tentativi, scopre dalla zia Elisa, che nella soffitta, vive il fratello gemello dello zio Fabio, isolato dal resto del mondo perchè pazzo.
In una Venezia descritta comue “signora dall’alito cattivo”, che fa da perfetto sfondo a una storia drammatica su più livelli, si muove un maestoso e doppio Gassman, capace di interpretare tanto bene l’inamidato borghese che tiene la moglie sotto il pugno di ferro, quanto il folle senza freni e inibizioni che non ha saputo acettare il cambiamento. E la Deneuve così eterea e docile fa da contrappunto perfetto senza mai essere oscurata dal protagonista.
Il focus del film è in molte parti, sulla capacità dell’essere umano di adattarsi, di crescere, di accettare il cambiamento e il mezzo che fa da lente focale sono le parole: la stessa Elisa Stoltz arriva ad ipotizzare che l’intera vita sia un rebus, e attraverso dialoghi curatissimi è proprio sulla parola e sui suoi significati, che si regge l’equilibrio del film.
La cura per i dettagli non è solo per i personaggi ma nei personaggi, tutti carettirizzati a tinte forti, come un chiaroscuro vengono tratteggiati con decisione e precisione ma allo stesso tempo con amore da artigiano.
Risi è capace di parlare di pazzia e pedofilia con delicatezza, in un film dalle atmosfere fumose che sfiorano thriller e horror e ricordano da vicino quelle di Fantasma d’amore, ci ritroviamo a pensare che crescere e conformarsi non è sempre l’unica scelta: esiste anche la via della pazzia, che come dice Fabio Stoltz è la sola colpa di chi non ha accettato il buon senso e le sue regole infami.
Michela Mucelli.
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