Migrant Mother tinta pastello
Scritto da: Daniele Parisi
Migrant Mother tinta pastello
Florida Project è il sesto film del regista statunitense Sean Beker. Un motel scadente dal nome Magic Castel, a due passi dal fatato ed illusorio Disney World, raccoglie le vite ed i fallimenti di cittadini americani, tenuti a debita distanza dal circo mediatico e dai suoi riflettori. Beker, a differenza di altri registi, non ha paura di raccontare il ribaltamento del sogno americano: -Moonee: You know why this is my favorite tree? -Jancey: Why? -Moonee: Because it tipped over, and it’s still growing. Il cineasta non si nasconde dietro il classico film-inchiesta, decide di raccontare un pezzo di Stati Uniti attraverso la lente del reale. La macchina da presa viene posizionata ad altezza bambino in questo modo, noi spettatori, siamo in grado di guardare questa favola dal loro punto di vista. La giovane Halley (Bria Vinaite), sua figlia Moonee (Brookleynn Prince) e Bob (Willem DaFoe) sono i tre personaggi principali della pellicola. La piccola Moonee passa le sue giornate estive vagabondando, in cerca di divertimenti, insieme ad altri bambini. Spesso il divertimento non concilia con le regole del Magic Castle ed il povero Bob è costretto a riparare alle malefatte dei bambini. Halley, la giovane madre, non punisce mai Moonee, anzi, è solita giustificare i suoi atti vandalici. Le due protagoniste vivono di espedienti vendendo profumi di contrabbando. Il personaggio più iconico della pellicola è proprio Halley; per comprendere meglio questa “maschera” è necessario fare un salto indietro nel tempo, non nella storia del cinema, ma nel reale. Nei libri di storia abbiamo spesso trovato la foto scattata da Dorothea Lange dal titolo: Migrant Mother (1936). La fotografia documenta, insieme a molte altre, la ricollocazione – ad opera del FSA [Farm Security Administration] – di una parte della popolazione californiana durante la Grande Depressione. Migrant Mother divenne l’icona di un cambiamento storico che non coinvolse minimamente il soggetto della foto, Florence Thompson, poiché quest’ultima continuò a vivere la propria vita in povertà. Beker ri-scatta la fotografia, questa volta a colori. Di riscatto purtroppo c’è ben poco; Halley è costretta a vivere all’interno del Magic Castle fuori dal quale non può migrare, poiché considerata un difetto sociale. La giovane madre incarna due caratteristiche che la società americana, in particolar modo i media, vogliono oscurare ad ogni costo: povertà e disuguaglianza. Florida Project è una dolcissima favola rarefatta: nuvole nere sopra tetti viola, muri rosa ed incendi feroci. L’unico in grado di sopravvivere all’interno di questa favola è Bob, custode non solo del motel, ma anche dell’equilibrio finissimo e precario che tiene insieme le mura ed i suoi abitanti.
Moonee è l’unica in grado di migrare grazie a una sfrenata corsa, anche se in questo nuovo cinema non si corre più verso il mare ma verso la realtà ribaltata fittizia Disneyana.
Voto: $$$$
Immagine di Andrea Borneto
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